involuzione

involuzione
Poche cose abbiamo imparato dalla storia all'infuori di questa: che le idee si condensano in un sistema di ortodossia, i poteri in una forma gerarchica e che ciò che può ridare vita al corpo sociale irrigidito è soltanto l'alito della libertà, con la quale intendo quella irrequietezza dello spirito, quell'insofferenza dell'ordine stabilito, quell'aborrimento di ogni conformismo che richiede spregiudicatezza mentale ed energia di carattere.
Io sono convinto che se non avessimo imparato dal marxismo a vedere la storia dal punto di vista degli oppressi, guadagnando una nuova immensa prospettiva sul mondo umano, non ci saremmo salvati. O avremmo cercato riparo nell'isola della nostra interiorità o ci saremmo messi al servizio dei vecchi padroni. Ma tra coloro che si sono salvati, solo alcuni hanno tratto in salvo un piccolo bagaglio dove, prima di buttarsi in mare, avevano deposto, per custodirli, i frutti più sani della tradizione intellettuale europea: l'inquietudine della ricerca, il pungolo del dubbio, la volontà del dialogo, lo spirito critico, la misura nel giudicare, lo scrupolo filologico, il senso della complessità delle cose.
Norberto Bobbio

giovedì 29 ottobre 2015

TTIP,PESTICIDI A COLAZIONE

Berlino. Parlare di Ttip (Transatlantic Trade and Investment Partnership), l’accordo transatlantico di libero scambio tra Unione Europea e Stati Uniti e dire che ci avvelenerà, poiché liberalizzerà in Europa il commercio delle sostanze chimiche nocive per l’uomo e l’ambiente, non sembra affatto esagerato.
Anche perché in fatto di standard ambientali e sanitari gli Stati Uniti sono decisamente di manica molto larga, da sempre. E quindi, ogni volta che se ne parla torna in mente la mistura di erbicidi e di defolianti del micidiale agente Orange, che piovve sui quattro milioni e ottocento mila vietnamiti tra il 1961 e il 1965. Tant'è che a distanza di decenni, ancora troppa gente vive in realtà contaminate e si nutre con cibi infetti. Moltissimi figli delle persone colpite soffrono di malattie e di malformazioni.

Dagli effetti dell’Agente Orange dipende - ancora oggi - la sorte degli uomini e delle donne in Vietnam e dei veterani negli Stati Uniti. La vita di molte persone s’è accorciata, altre la consumano nella malattia, nella disabilità, nella disperazione. Quando si dice che l'America è  sempre di “manica larga”, significa che in guerra o in pace, essa non cambia in  nulla. Infatti, nemmeno all'11° ciclo di negoziati - a porte chiuse - del Ttip che si è concluso venerdì 23 ottobre a Miami, in Florida sembra aver dato delle risposte rassicuranti su questo tema, sebbene il settore della chimica sia uno dei più pericolosi da liberalizzare.

Perché l'Ue è ancora esitante? Eppure parla chiaro l'ultimo rapporto di Friends Of the Earth Germany, secondo il quale con l'approvazione del trattatato, i consumatori nel Vecchio continente potrebbero essere esposti ad agenti chimici cancerogeni. Infatti, con l'entrata in vigore del Ttip verrebbe smantellato il Reach, il regolamento sulla registrazione, la valutazione, l'autorizzazione e la restrizione delle sostanze chimiche. adottato a livello europeo, che impedisce finora la commercializzazione di oltre mille e trecento additivi chimici nella cosmetica e vieta più di ottanta pesticidi. Tutte sostanze legali, invece, negli Stati Uniti.

Si tenga a mente che il libero scambio regolamentato dal Ttip porterebbe ad un aumento delle esportazioni reciproche, includendo sicuramente anche questi prodotti benché dagli europei giudicati cancerogeni. Naturalmente, quel che si chiama “il principio di precauzione” verrebbe aggirato con l’adozione del “mutuo riconoscimento”, che obbliga all’accettazione reciproca dei prodotti fabbricati dal partner commerciale, anche se le prescrizioni sono diverse da quelle di ciascuna Nazione.

Insomma, l'Europa avrebbe tutto da perdere e le grandi Multinazionali tutto da guadagnare. Per questo sabato 9 ottobre a Berlino, la sinistra tedesca era scesa in piazza. Duecentocinquanta mila persone erano passate davanti alla porta di Brandeburgo, reggendo cartelli contro il Ttip e sventolando le bandiere della Confederazione dei Sindacati tedeschi, la Deutscher Gewerkschaftsbund (Dgb), ma anche quelle rosse con la falce e martello e  il pugno alzato.
Tuttavia i grandi media italiani a cominciare dalla televisione avevano dedicato poche immagini e poco spazio a quell'evento. Come del resto è avvenuto con l'incontro di Miami: soltanto poche righe di cronaca e alcun commento. E in Italia non c'è giornale di grande tiratura  che sostenga con vigore la battaglia contro il Ttip, facendone una campagna vera e propria.

Eppure stiamo parlando di un Trattato che è un vero e proprio attacco alla democrazia. Basta leggersi le “Risoluzioni delle controversie tra investitori e Stato” (Isds) che autorizzano le aziende a querelare i governi nel caso in cui le loro politiche determinassero una perdita dei loro guadagni. Tradotto in pratica significa che le multinazionali possono invalidare le leggi approvate dai governi democraticamente eletti.

Infatti, oltre che premiare l'apertura dei mercati ai servizi, una delle caratteristiche centrali degli accordi di libero scambio, come lo è il Ttip,  è la loro capacità di incidere efficacemente sulle liberalizzazioni e le privatizzazioni - passate e future - indipendentemente da quello che sia l'orientamento del governo liberamente eletto o quello che sia il mandato o politico ricevuto.

Il settore della sanità pubblica è uno degli obiettivi principali dei lobbisti delle multinazionali che sostengono il Ttip e che sperano di capitalizzare la crescente spesa sanitaria guidata dall'invecchiamento della popolazione sia in Europa che negli Stati Uniti, dal momento che i settori della sanità pubblica continuano a soffrire per i continui tagli ai finanziamenti imposti dai governi in carica per far quadrare i bilanci.

Cosicché il Ttip permetterà agli investitori domiciliati in Nord America di sfruttare le  liberalizzazioni già intraprese nei settori della sanità pubblica in Europa, per  imporre ulteriori aperture del mercato e per mettere mano sulle privatizzazioni passate. Com’è stato ben spiegato dal  settimanale economico inglese “The Economist”, lo Isds consegna alle corporations nell’UE e negli USA il potere di denunciare i governi di fronte a un tribunale di avvocati aziendali. Potranno, inoltre, contestare le leggi che non gradiscono e anche ricevere un risarcimento milionario se pensano che quest’ultime possano influenzare i loro "profitti futuri", come per esempio vietare la pubblicità delle sigarette, tutelare l'ambiente o prevenire una catastrofe nucleare.

Un altro esempio? L'azienda del tabacco Philip Morris ha denunciato l’Australia e l’Uruguay, con trattati simili al Ttip, per i loro tentativi di scoraggiare il fumo. Gli Stati Uniti intanto hanno già in mente di far togliere tutti gli avvertimenti contro il fumo sui pacchetti delle sigarette che, a Ttip siglato, saranno in vendita anche in Europa.
Naturalmente le multinazionali del tabacco si sono cautelate con normative ormai collaudate, molto simili a quelle che negarono ai soldati americani veterani del Vietnam l’invalidità da avvelenamento con la diossina, e quindi sono stati privati delle cure mediche, delle medicine e di tutto quello che rientra nell’assistenza pubblica o nei loro contratti con le compagnie di assicurazione.

In un mondo caratterizzato da una competizione globale sempre più dura, senza proposte credibili sul piano della crescita, e con le misure espansive di tipo keynesiano tradizionale che si presentano ardue da praticare nel contesto attuale, c'è da chiedersi se la minaccia di essere dominati in un futuro molto prossimo, dalla “legge” delle multinazionali diventi veramente concreta. Dopotutto anche il sostegno di alcuni sindacati, terrorizzati dalla legislazione sfavorevole, non appare sufficiente per accantonare questa tragedia.

Eppure il Ttip - è provato - è un distruttore della democrazia. Va combattuto. In Germania la Sinistra ha mobilitato la società civile che, sebbene spesso ce ne si dimentichi, è il “mandante” vero della politica, è la ragione per cui la politica esiste. Malauguratamente in Italia la politica non la tiene in gran conto. Come il Ttip, del resto. ARTICOLO CORRELATO

FONTE

mercoledì 28 ottobre 2015

Attilio Folliero: La UE vi ha appena scollegato da internet

Attilio Folliero: La UE vi ha appena scollegato da internet: Claudio Messora, Byoblu , 27/10/2015 Fonte:  www.byoblu.com/post/2015/10/27/la-ue-vi-ha-appena-scollegato-da-internet.aspx Non  è bas...

martedì 27 ottobre 2015

AMMORTIZZATORI SOCIALI UN'ARMA IN MANO AL CAPITALE PER LA LOTTA DI CLASSE DALL'ALTO VERSO IL BASSO

Si possono usare gli ammortizzatori sociali solo per salvare le tasche della proprietà, ma non i posti di lavoro? A quanto pare sì. Basta usare i soldi dello Stato per migliorare i conti poco prima di vendere l'azienda, lasciando poi che i nuovi arrivati licenzino come e quanto vogliono. Sembra impossibile, ma è esattamente quello che stanno subendo 141 dipendenti della Maggiore Rent, società romana di noleggio auto che dallo scorso marzo è passata nelle mani della multinazionale statunitense Avis.

Tutto comincia a inizio 2013, quando Maggiore Rent stima di dover fronteggiare entro fine anno un rosso di 2,6 milioni di euro. Sindacati e azienda firmano quindi un contratto di solidarietà della durata di due anni. In teoria, l'accordo può essere prorogato per un altro biennio, ma a fine gennaio 2015 la società decide di non rinnovarlo.
Ormai non serve più, lo scopo è raggiunto: il bilancio è migliorato, facendo salire il prezzo dell'azienda. Appena due mesi dopo, infatti, il colosso made in Usa sborsa ben 170 milioni di dollari per rilevare l'attività.

Il 5 ottobre arriva il colpo di scena. Avis decide di licenziare quasi la metà del personale (141 su 287 dipendenti a tempo indeterminato, più quattro dirigenti e 11 lavoratori a tempo determinato), nonostante i conti della Maggiore Rent siano ormai sotto controllo. A fine 2013, dopo un solo anno di solidarietà, i libri contabili parlavano di un utile in crescita da 2,8 a 4 milioni, di costi del personale scesi da 16 a 14,4 milioni e soprattutto di un Ebitda quasi triplicato (da 3,6 a 9,6 milioni). E per il 2015 non è previsto un nuovo tracollo, ma un calo del fatturato del 3%, pari a circa 3,9 milioni di euro.

Quanto ad Avis, stiamo parlando di un colosso che stima di chiudere l'anno con ricavi da 8,7 miliardi di dollari (in lieve miglioramento rispetto al 2014) e un Ebitda tra i 900 e i 950 milioni (la crescita attesa è fra il 3 e l'8%). Insomma, a guardare i numeri, non esistono ragioni economiche plausibili per giustificare la pioggia di licenziamenti che gli americani vogliono infliggere alla società italiana.

Eppure, il destino del personale non sembra interessare nemmeno ai vertici di Maggiore Rent, visto che si sono rifiutati d'inserire nell'accordo di vendita una clausola di salvaguardia per i posti di lavoro. “Ci hanno risposto che il prezzo sarebbe sceso”, spiega Marino Masucci, coordinatore nazionale Fit Cisl.

In questo modo, un gruppo che fattura quasi 9 miliardi di dollari l'anno può permettersi di lasciare a casa più di 150 persone sostenendo che "non ci sono alternative" per fronteggiare un calo dei ricavi da nemmeno quattro milioni di euro (su Ebitda e risultato netto non esistono proiezioni). 

Di fronte a questa situazione, i dipendenti di Maggiore Rent hanno indetto uno stato d’agitazione che ha già prodotto uno sciopero, mentre i sindacati hanno già chiesto un incontro ai ministeri del Lavoro e dello Sviluppo economico perché “preoccupati per la perdita dei posti di lavoro e dall’uso distorto degli ammortizzatori sociali”.  Una storia che non può e non deve finire all’italiana, con i furbi che incassano e i lavoratori che pagano.

FONTE 

sabato 24 ottobre 2015

GENERALE ISRAELIANO CONFESSA



 TRADUZIONE ITA

Updated: Israeli General Captured in Iraq Confesses to Israel-Isis Coalition

“There is a strong cooperation between MOSSAD and ISIS top military commanders...Israeli advisors helping the Organization on laying out strategic and military plans, and guiding them in the battlefield”
 
[ Editor’s note:  Israel’s claim that Shahak is only a Colonel requires us to at least publish this claim of theirs.  It may well be important to Tel Aviv that a colonel was caught rather than a general.  This reminds me of the battle of Stalingrad and Hitler who promoted General Paulus to Field Marshal in the belief that Field Marshals didn’t surrender.  To Netanyahu, it is obviously a belief that generals don’t get caught.
General Shahak was captured by Shiite militia and is still being held in Iraq.  His captors are keeping DESI informed, a European security organization with close ties to VT.  The article below is based on questions we submitted to his captors this morning.  We also inquired as to the conditions under which he is being held... GD ] 
 EXCLUSIVE -VETERANS TODAY  
______________
USA Parliament (Intr) Foreign Minister and European Department for Security and Information Secretary General Ambassador Dr Haissam Bou Said exclusively confirms to VT that the Israeli Brigadier Yussi Elon Shahak captured by the Iraqi popular army confessed during the investigation that…
 “There is a strong cooperation between MOSSAD and ISIS top military commanders,” asserting that  “there are Israeli advisors helping the Organization on laying out strategic and military plans, and guiding them in the battlefield.”
The terrorist organization also has military consultants from Saudi Arabia, Qatar, United Arab Emirates and Jordan. Saudi Arabia has so far provided ISIS with 30,000 vehicles, while Jordan rendered 4500 vehicles. Qatar and United Arab Emirates delivered funds for covering ISIS overall expenditure.
The planes belonging to the aforesaid countries are still landing in the Mosel airport, carrying military aid and fighters, especially  via the Jordanian borders.
The Parliament and the DESI also confirm the Death of ISIS leader Abu Baker al Baghdadi, who received two bullets: one in the head and the other in the shoulder in a fire exchange. Two of his top aides were killed as well.  It is believed that the CIA and MOSSAD are behind his death as he becomes a wasted commodity.
Furthermore, Eight ISIS top commanders were killed in “Haith” in an Iraqi airstrike after two weeks of surveillance by the Iraqi military service.
The report concluded  that ISIS terrorist group recently arrested  in Moscow came from Syria and Iraq through Ukraine. The  perpetrators were planning to carry out subversive operations in railways and bus stations. The bombers are from Chechen, Caucasus, Iraqi, Syrian and Saudi nationalities.
Ukraine became the hotbed of embracing terrorist activities in complicity with Putin’s arch enemies who want to break up Russia and then absorb it in revenge of his military intervention in Syria.


fonte 

lunedì 19 ottobre 2015

Attilio Folliero: Le grandi menzogne della storia

Attilio Folliero: Le grandi menzogne della storia: Conferenza di Massimo Mazzucco, Tom Bosco e Maurizio Blondet Milano 11/05/2014 Il video della conferenza "Le grandi menzogne della...

giovedì 15 ottobre 2015

A TUTTI I "PALESTINESI" DEL PIANETA

Oltre 60 artisti e attivisti neri e palestinesi evidenziano la totale sinergia nero-palestinese  in un nuovo video che include Lauryn Hill, Danny Glover, Alice Walker, Angela Davis, Yousef Erakat e Cornel West. "Quando li vedo vedo noi" è stato rilasciato da una serie di gruppi afro-americani e Palestina-solidarietà ed equipara le uccisioni di neri inermi da parte della polizia, con la morte dei palestinesi per mano delle forze militari e dei coloni israeliani.
 
Questo video AJ Inoltre spiega perché Gaza e Ferguson sono più interconnessi di quanto si possa pensare:


 E sotto, il video originale "quando li vedo mi ci vedo."

 

martedì 13 ottobre 2015

12 OTTOBRE 1492,L'ALBA DELLA GLOBALIZZAZIONE

12 de octubre: una herida abierta

 
"Siamo venuti qui per servire Dio e il re e anche farci ricchi..."
 Bernal Díaz del Castillo, Guatemala, XVI secolo


"¿Lograremos exterminar a los indios? Por los salvajes de América siento una invencible repugnancia sin poderlo remediar. Esa canalla no son más que unos indios asquerosos a quienes mandaría colgar ahora si reapareciesen. (…). Se los debe exterminar sin ni siquiera perdonar al pequeño, que tiene ya el odio instintivo al hombre civilizado". 
Domingo Faustino Sarmiento. Argentina, Diario El Nacional del 25/11/1876

"Los pueblos indios además de nuestros problemas específicos tenemos problemas en común con otras clases y sectores populares tales como la pobreza, la marginación, la discriminación, la opresión y explotación, todo ello producto del dominio neocolonial del imperialismo y de las clases dominantes de cada país". 
Declaración de Quito, 1992

Hace 523 años el grito proferido por Rodrigo de Triana la madrugada de un 12 de octubre desde su puesto de vigía en el palo mayor de la Pinta informando de la tierra avistada, cambiaría dramáticamente el curso de la historia. Sus repercusiones siguen estando presentes: son, sin más, el cimiento de nuestro mundo actual. Puede decirse sin temor a equivocarnos que el amanecer de ese día comenzó el verdadero proceso de globalización, completado hace unas décadas con la caída del campo socialista con su grito triunfal de “terminó la historia”, siendo al mismo tiempo el ocaso de las civilizaciones americanas originarias.
Más de cinco siglos han pasado desde aquel entonces, y la deuda pendiente no parece llegar a su fin. En un sentido, esa deuda es impagable. ¿Por qué?
El "descubrimiento" de América –eufemísticamente llamado "encuentro de dos mundos"– (lo que, más que encuentro, fue "encontronazo")–, o lo que con más precisión podemos llamar "el inicio del mundo moderno capitalista", es un hecho de una trascendencia sin par en la historia de la Humanidad: inaugura un escenario novedoso que sienta las bases para la universalización de la cultura del imperio dominante, ya a escala planetaria en aquel entonces, mucho más solidificado en la actualidad, cinco siglos después, con la entrada triunfal de las tecnologías de la comunicación e información que vuelven al planeta una verdadera aldea global. El imperio dominante del siglo XVI era el incipiente –pero ya avasallador– capitalismo europeo (representado en ese momento por la España imperial y la Gran Bretaña que se empezaba a industrializar). "Modo de vida occidental", podría llamarse ahora, o libre empresa, o economía de mercado. La llegada de los europeos a tierra americana y su posterior conquista fue la savia vital que alimentó la expansión del capitalismo.
Estas circunstancias de la historia colocan ese encuentro de civilizaciones en la perspectiva de una relación absoluta y radicalmente desigual; en términos estrictos fue más que un "encuentro": fue el sojuzgamiento (sanguinario) de una sobre otra. Fue, en principio, una invasión militar, seguida luego de un avasallamiento cultural. Hubo vencedores y vencidos, sin lugar a dudas, por lo que la idea de "encuentro" es demasiado débil, ingenua en el mejor de los casos. ¡O hipócrita!
El 12 de octubre marca la irrupción violenta de la avidez europea (capitalista) en el mundo, llevándose por delante –religión católica mediante– toda forma de resistencia que se le opusiera, y haciendo de su cultura la única válida y legítima, la presunta "civilización". Lo demás fue condenado al estatuto de barbarie. En tal sentido, entonces, lo que se produce en ese lejano 1492 es, con más exactitud, un encontronazo monumental, sangriento, despiadado. Por cierto, salen mejores parados del mismo los que detentaban la más desarrollada tecnología militar. Y para el caso, fueron los españoles. Al día de hoy, esa relación no ha cambiado en lo fundamental, y de la espada y la cruz pasamos a la dependencia tecnológica y a las impagables deudas externas de nuestros países.
Han pasado 523 años desde aquel grito, y ningún habitante originario del continente americano se siente "descubierto". En realidad no hay nada que festejar el 12 de octubre, no hay "día de la raza" o "día de la hispanidad" que venga a cuento. Hay una historia forjada a sangre y fuego, sigue habiendo una herida abierta, y fundamentalmente hay una deuda no saldada. ¿Quién la va a pagar? ¿Es posible pagarla?
Por otro lado: ¿qué "raza"? La historia la escriben los que ganan, por lo que ese encontronazo de civilizaciones fue contado por los vencedores –los españoles, para el caso, luego los anglosajones en relación a América del Norte– en la forma de "hazaña", de "gesta gloriosa". Los pueblos americanos no tienen la misma versión. No digamos la población negra de África, que más tarde fue transplantada al continente "descubierto" en calidad de mano de obra esclava. ¿Cuál es la proeza en todo ello? Si a alguien benefició todo esto, seguro que no fue ni a los africanos ni a los americanos.
Pero hay algo bien importante: el triunfo de la conquista fue muy grande, y los latinoamericanos seguimos sufriendo hoy "complejo de inferioridad". No es infrecuente ver en cualquier ciudad latinoamericana, o incluso en sus regiones rurales, a algún ciudadano (hombre o mujer) de aspecto aindiado, moreno, en definitiva: no-blanco desde el punto de vista fenotípico, con el cabello teñido de rubio. En esta sufrida región del mundo, para ambientar un programa cultural radial o televisivo, en principio a cualquiera se le podría ocurrir usar música llamada "clásica" (música académica europea de los siglos XVII, XVIII o XIX) y no, seguramente, cumbia o ranchera. Y si se trata de organizar una cena de lujo muy probablemente cualquier habitante latinoamericano pensaría en ofrecer langosta, algún plato con un complicado nombre en francés –aunque no se sepa bien qué es–, lasagna quizá… pero seguro que no arepa, humita ni indio viejo. Y por supuesto, para ir "bien" vestido, un varón debe llevar saco y corbata y una mujer tacones altos con joyas y mucho perfume; sería de "mal gusto" presentarse en güipil o con chaqueta de colores típicos como el actual presidente de Bolivia, Evo Morales. Los palacios gubernamentales, aún rodeados de palmeras y bajo abrasadores soles tropicales, deben tener muchas columnas jónicas y dóricas con amplias escalinatas de mármol como los de los "hombres blancos" del norte, y la juventud "chic" canta en inglés. ¡¿Cómo habría de tararear una canción en guaraní o en mapuche?! Y en diciembre, ¡por supuesto!, los malls (también se puede decir shopping centers) se llenan de pinos plásticos y nieve artificial con un viejo barbudo vestido con trajes de piel (que nunca se sabe de qué se ríe…) y que viaja en trineo (¿trineo para la nieve en nuestros países?). Y si pensamos en pirámides fabulosas, pensamos en las de Egipto, olvidando que en Mesoamérica hay otras tan fantásticas como aquéllas (la más grande del mundo, por cierto, está en Guatemala: El Mirador). Dato marginal: la civilización maya llegó al concepto de número cero hace más de mil años, cuando en Europa se perseguían brujas por herejía. ¿Por qué lo latinoamericano no es "civilizado"? ¿Maldición de Malinche? Ah, por cierto: la "civilizada" Europa aún mantiene reyes. Sí, sí: monarcas, majestades, ¡parásitos que viven lujosamente sin trabajar! ¿Civilización?
Mucho tiempo ha pasado desde la llegada de los europeos al "Nuevo Mundo"; la historia siguió su paso, y de aquel momento inaugural del capitalismo hoy tenemos un Norte desarrollado, opulento, y un Sur que se debate en la pobreza y la dependencia. Por cierto que mucho ha cambiado el mundo en estos más de cinco siglos. Que "la rueda de la historia haya avanzado" es una cuestión abierta que llama a la discusión; para las grandes civilizaciones como la inca, la azteca, la maya, no parece que este "descubrimiento" haya tenido grandes beneficios. Para el capitalismo europeo, fue toral: consistió en su acumulación originaria, su empuje inicial. Sin la conquista de América no podría haber habido capitalismo europeo.
Hoy, 523 años después del grito que comenzaba a cambiar la historia, los pueblos americanos (hay quien los llama "precolombinos"… ¿Antes de Colón? ¿No suena ostentoso eso: antes de Colón no había historia?), no se han recuperado aún del trauma que significó la llegada "del hombre blanco"; de grandes civilizaciones, tan o más desarrollados que los europeos, pasaron a ser mano de obra casi esclava, destruyéndoseles buena parte de su rico acervo cultural, condenados a grupos subalternos. Las empleadas domésticas y los trabajos más mal pagados en cualquier punto de América no lo hacen los blancos.
¿Cómo limpiar esa afrenta histórica? 
La historia siguió su curso; la historia oficial, aquella que cuentan los ganadores, intentó borrar esas grandes culturas transformando a sus miembros en ciudadanos de países inventados en estos últimos siglos: los incas pasaron a ser peruanos, los mayas guatemaltecos, los aymarás bolivianos, los aztecas mexicanos, los guaraníes paraguayos, los mapuches chilenos, etc. Las tierras saqueadas en la conquista, los recursos robados y enviados a España –que terminaron enriqueciendo a la emergente industria europea–, los miles y miles de vidas de amerindios segadas, la humillación a que se sometió a los pueblos americanos, la postración histórica a la que se les condenó y de la que hoy, como Tercer Mundo, cuesta tanto remontar… ¿se puede resarcir? ¿Quién lo va a pagar? ¿Cómo? La entrega del Premio Nobel de la Paz a la dirigente maya-quiché Rigoberta Menchú el día del 500 aniversario del inicio de la conquista es un buen gesto, pero no basta.
El 12 de octubre, más que día de festejo (¿qué festejar?) debería ser un día de vergüenza humana.
mmcolussi@gmail.com,
https://www.facebook.com/marcelo.colussi.33

FONTE 

lunedì 5 ottobre 2015

PURTROPPO TUTTO VERO

Condannato alla crocifissione: datevi da fare con il vostro sindaco.

image
Vi ricordate Sakineh? Anni fa, il suo faccione troneggiava su una miriade di edifici pubblici e sembrava non ci fosse un sindaco o un assessore che non si stracciasse le vesti per protestare contro la “lapidazione” (ma era una bufala) alla quale era stata condannata questa donna iraniana rea confessa di uxoricidio. Mai sentito parlare di Ali Mohammed Baqir al-Nimr? Nel maggio 2014 è stato condannato alla crocifissione (e questa non è una bufala) per “incitamento alla rivoluzione contro il re dell’Arabia Saudita”: in realtà manifestava – e aveva allora 17 anni - contro la condanna a morte dello zio un famoso imam oppositore del regime dei Saud.
Ma l’Arabia Saudita è uno dei nostri più importanti alleati in Medio Oriente, partecipa con l’Italia e altre nazioni al Gruppo di Londra che finanzia i “ribelli siriani”, è il nostro principale acquirente di armi, è impegnatissimo a fare affari da noi con le “privatizzazioni” e - anche se sta massacrando le popolazioni dello Yemen e finanziando l’ISIS - , nessuno nel governo ha mai trovato qualcosa da ridire. Neanche dopo la sua oscena nomina a Presidente della Commissione dei diritti umani dell’ONU. Neanche dopo l’annunciata condanna a morte di Ali Mohammed Baqir al-Nimr.
Il 15 ottobre la Rete No War di Roma organizza un presidio al Campidoglio per chiedere contro la condanna a morte di questo ragazzo, se non la stessa mobilitazione usata per Sakineh, almeno l’esposizione di un cartellone ufficiale di protesta.  Se state a Roma, unitevi al presidio. Altrimenti datevi da fare con il vostro sindaco. E fate girare questo post!
Francesco Santoianni
www.francescosantoianni.it